Archivio | febbraio, 2014

No more beige

28 Feb

Comunque basta, smettetela.

Il beige non sta bene a nessuno.

Hatebook

26 Feb

Ho sempre pensato di essere una persona solare, socievole, ottimista ed accogliente.

Poi mi sono accorta che la parola che dico più spesso al giorno è: NO.

Seguita a ruota da MINCHIA.

(Valgono anche le combo NO, MINCHIA / MINCHIA NO e la bonus track MA MINCHIA NO, OH)

Poi ho anche notato che esterno spesso e volentieri la mia disapprovazione sulle cose che non mi aggradano e che i litigi su Facebook mi appassionano come una soap opera.

Ma io sono una persona così solare ed accogliente con il prossimo!

Ieri questa mia riflessione è diventata lampante.

Ho passato tutto il giorno a pensare a quanto sarebbe bello se mi creassi un profilo fake su Facebook per polemizzare con chiunque. A random. In tutta serenità.

Quanto sarebbe bello avere un profilo che nessuno lega alla tua identità e lanciare polemiche, anzi poter detestare liberamente. (come mi hanno insegnato i miei cari Bluvertigo).

Tipo ieri avrei polemizzato:

con due cantanti

con i soliti politicodipendenti

con l’ennesimo snobbatore dell’uso dell’h

con una mia vecchia compagna di classe che ogni tre mesi mi deve chiedere “Cosa aspetti a fare figli? Proprio non ne vuoi?”

Ma niente, acqua in bocca.

E non tanto perché non esprimo le mie opinioni, anzi, io nella vita reale discuto e polemizzo tantissimo. Ma almeno sui social ho scelto il quieto vivere, o meglio, ho scelto il “NON SMARONATEMI”.

Ma se ieri avessi creato il profilo Annalisa Minotti ci avrei dato giù secco, con frasi del tipo:

“PARACULO”

“HAI STUDIATO GRAMMATICA ITALIANA CON LE ENCICLOPEDIE DI DAVID GNOMO?”

“GATTA MORTA”

“SE TI PIACE COSI’ TANTO LA POLITICA, VAI A FARLA PER DAVVERO ALMENO”

“NO, NON VOGLIO FIGLI PERCHE’ STO VALUTANDO DI DARMI AL PORNO”

“SCRIVI DEI TESTI IMBARAZZANTI”

“A ROSICONEEEEE”

Poi dopo tutta questa tempesta di amore fraterno capita sempre la stessa cosa: mi ravvedo.

Mi ricordo che la critica gratuita verso l’altro è la cosa più futile che potrei fare, soprattutto è troppo facile lanciare merda da dietro un monitor.

Ognuno deve essere libero di fare gli errori grammaticali che vuole, scrivere le proprie opinioni, fare le proprio domande impiccione, scrivere canzoni in sol maggiore con testi imbarazzanti.

E io posso pensare tutte le peggio robe nella mia testa, senza rompere le palle. Che poi non è che posso avanzare diritti sul quieto vivere.

Ma soprattutto, e questa è la verità assoluta::

essere una social polemica attiva richiede troppo impegno di tempo, troppa concentrazione, troppo sbattimento.

E io, fondamentalmente, preferisco stare in ozio.

FREE WILLY, FREE CELLULITE.

18 Feb

Me ne stavo tranquillamente in tuta a fare la casalinga, con tutta la lentezza che il martedì post lavoro ti può donare, quando un fulmine mi colpì inaspettatamente.

Una voce proveniente dalla televisione urlante:

INIZIA DA SUBITO IL TRATTAMENTO, COSI’ ARRIVERAI PRONTA ALL’ESTATE

No, ma sta calmo. Siamo a febbraio. Ma che ti pare che mi devi mettere già l’ansia di agosto, della spiaggia, del costume da bagno??

Io sto ancora valutando di impegnarmi, più o meno seriamente, nel chiudere la bocca ora per recuperare dallo schifo Natalizio, fatica che mi sto imponendo solo per mangiare l’impossibile a New York (sì tra un mese sono a New York, tiè).

Poi tornerò e starò brava per un pochetto: giusto per prepararmi per la maratona del cibo che si terrà in  quella settimana meravigliosa che quest’anno unisce Pasqua, Pasquetta, il 25 aprile e tutte le grigliate che ci puoi mettere in mezzo.

E secondo te, cara tivvì, io dovrei pensare all’estate?? Ma stai scherzando??

Sono ancora nella stagione in cui i leggins push up mi salvano dalla ceretta non fatta e mi fanno pure sembrare più magra, sono ancora nella stagione in cui tutti usciamo di casa imbacuccati tra cappotti, piumini, sciarponi, cappelli e posso puntare tutto solo sul viso, che tanto le maniglie dell’ammmore sotto il maglione le hai pure tu.

Caro spot, io un po’ ti capisco. Non è che dobbiamo tutte liberare il Free Willy che abita dentro di noi, curare il proprio aspetto è bene, lo so. Ma non siamo neanche in una puntata eterna di Baywatch: perché, nel caso, io Cody non l’ho visto da nessuna parte.

Già mi hai smaronato con la storia che

LA CELLULITE E’ UNA MALATTIA

A parte che tiè, e poi allora, a sto punto, cara Somatoline, mi fai passare le creme come mutuabili e un ciclo da 10 sedute di linfodrenaggio a 40 € all’ASL, come si fa per la fisioterapia.

Che se no malato lo dici pure ai pelati e così siamo pari e nessuno se la prende.

Tanto, io, alla prova costume non ci arriverò mai preparata.

La prova costume superata è un’attitudine, ci devi nascere, ed io, saggiamente, mi sono rassegnata.

Per quella settimana (a dir tanto) che sto in spiaggia, dovrei patire mesi?? Davvero??

Tutti a devastarsi l’anima per questa prova costume, tanto agognata.

Come se in una settimana in spiaggia l’assenza di cellulite ci permettesse imprese epiche.

“Ragazza della provincia torinese riduce il buco dell’ozono, grazie alla sua prova costume perfetta sulla spiaggia libera di Alassio (SV)”

“Mamma toscana, salva le coste italiane dall’erosione perché per due settimane è stata in costume mostrando cosce senza cellulite”

Il massimo che ti può capitare sono una serie di fischi e pensieri zozzi da parte dei maschi ed una serie di commenti al ripieno di invidia e bile da parte delle femmine.

Quindi cara tivvì, mi dispiace. Non mi avrai.

Io stasera ordino cinese.

Poi per consolarmi dei miei coscioni imperfetti quest’estate ad Alassio mi comprerò una copia di Chi ed una di Novella 2000, arriverò in spiaggia, stenderò l’asciugamano sul lettino, mi metterò in costume a prendere il sole e li aprirò.

Guardando tutte quelle famose beccate impreparate all’esame prova costume non mi sentirò più sola e penserò:

STICAZZI, ORA MI VADO A PRENDERE UN MAGNUM CHE COMUNQUE SONO IN FERIE. ECCO.

Non dire gatto o troverai una gattara

17 Feb

Siccome che negli ultimi anni è uscita questa moda che ogni categoria deve avere la propria giornata internazionale, siccome che ne hanno dedicata una pure ai vegani, siccome che anche se è la giornata dedicata alla tua categoria tanto nessuno ti regala nulla mi sembra più che ovvio che oggi 17 febbraio sia la giornata del gatto.

Il gatto: riservato, indipendente, sinuoso, affascinante.

Per te che sei andata a vivere da sola per avere i tuoi spazi, i tuoi tempi, la tua privacy è la soluzione ideale.

Avrai una compagnia all’interno delle mura domestiche, ma sarà una compagnia discreta: perché il gatto non è come un cane. No, il gatto non lo devi portare fuori, non gli devi fare il bagno e soprattutto ama stare per i fatti suoi.

Balle.

Praticamente è come se fossi andata a vivere con mia madre, mio fratello e tutto il resto del parentado in un monolocale.

Nonostante la mia casa sia abbastanza grande lei trova sempre il modo per stare dove sono io e fissarmi, anche se mi ero impegnata a seminarla.

Mi faccio la doccia e chiudo il bagno? Lei è appostata fuori dalla porta ad aspettarmi.

Rientro alle 5 del mattino di sabato sera? Come mi avvicino alla porta di casa la sento miagolare come per dirmi “Dove diavolo eri???”

Mi faccio un selfie da pubblicare su Instagram? Lei trova il modo di apparire nella foto.

Peli sulle sedie, peli sui divani, peli sui vestiti, peli per terra peli, peli, peli, peli e graffi sulla pelle, mobili rovinati.

E poi diciamolo: come fa un esserino così sinuoso, piccolo e affascinante a cagare così tanto??

L’apice della gioia lo raggiungi quando in un attimo di affettuosità estrema il tuo gatto ti regala l’esperienza mistica di alitarti vicino, così, tu umano, potrai rischiare lo svenimento grazie al suo alito al retrogusto di morte.

Ah, ma non ti sbagliare di toccarceli i gatti eh! Che i figli saranno piezz’e core ma i gatti pure.

Perché nonostante tutte queste lamentele, classiche di ogni convivenza d’altra parte, c’è una cosa che accomuna tutte noi gattare: parleremo per ore dei nostri gatti e poi ti vogliamo fare vedere le foto, e vogliamo farti sentire come secondo noi miagola ecc ecc ecc

Quindi rifletti e ricorda: al prossimo aperitivo, alla prossima cena, parla di tutto ma non pronunciare la parola gatto.

Vicino a te potrebbe esserci una gattara che non aspetta altro che vantarsi del suo felino amoroso du du da da da.

 

Amarcord di quasi amore

15 Feb

 

Sto così bene con te e con i tuoi occhioni, forse sei la donna della mia vita

 

 

 

In realtà, però, stava già con un’altra.

 

Il leone e la gallina

11 Feb

Era una giornata di sole, io avevo più o meno 9 anni ed ero emozionatissima: finalmente potevo andare sulla macchina nuova di papà, quella con 4 porte per le persone e 1 porta per le cose, e sedermi davanti. Eravamo da soli: io e lui.

“Papi quanto è lontano?”

“Non tanto, secondo me possiamo ascoltare la canzone che ci piace 4 volte”.

La canzone era “Il leone e la gallina” e a me faceva ridere un sacco: l’avrei ascoltata milioni di volte.

Allora non avevo idea di cosa parlasse, per me era la canzone di me, piccola come una gallina, e del mio papà, grande come un leone che mi avrebbe trovato dappertutto.

“Mi piace questo signore che canta! Un’altra volta poi ascoltiamo di nuovo tutta la cassetta? Oggi però solo quella canzone li”

“Il signore che canta si chiama Battisti e piace un po’ a tutti, ma se chiedi a qualcuno qual è la canzone che preferiscono di Battisti in pochi ti risponderanno con sicurezza in pochi secondi”.

Quel ricordo, per anni , è stato chiuso nella scatola dei ricordi assolati che ti crei quando sei piccolo, ma nell’adolescenza Battisti l’ho ascoltato tutto.

Dovevo scegliere qual era la mia preferita tra le preferite, ma non potevo scegliere quella di mio papà (per ovvie ragioni di ribellione adolescenziale) .

Poi un giorno mi innamorai perdutamente di una canzone e la decretai la mia favorita:

– La collina dei ciliegi

Nell’estate del 2012 un mio amico tirò fuori l’argomento Battisti, raccontandomi di quanto rimase perplesso di fronte a una ragazza che gli parlò del suo amore per Battisti e alla domanda “Ah si, qual è la tua preferita?” lei rispose “Non saprei, sono tutte belle”.

Ovviamente io mi feci trovare pronta sull’argomento e poco dopo la scatola dei ricordi assolati si riaprì per ridarmi il ricordo di quel viaggio in macchina.

Così aggiunsi alla risposta:

“In realtà c’è un pari merito: “La collina dei ciliegi” e “Il leone e la gallina”.

Oggi è una giornata di sole, le montagne piene di neve sono bellissime ed è proprio il tipo di giornata perfetta per venirti a trovare a piedi.

Come sempre lascerò la borsa a casa, prenderò solo una sigaretta e una caramella alla menta (ancora mi piace nasconderti il fatto che fumo), mi infilerò le cuffie dell’ipod e mi avvierò.

Non so quanto siano distanti le nostre case, un giorno mi ero ripromessa di contare esattamente i passi, ma sono tua figlia e lo sai: mi distraggo subito.

Però continuo ad usare il nostro metodo di misurazione delle distanze.

Da casa mia a casa tua a piedi posso ascoltare circa 6 volte “Il leone e la gallina”

Diritto ad #instagram

5 Feb

Un anno fa mi sono evoluta allo smartphone: per me, è stato un passo importantissimo. Tra tutti i miei amici ero rimasta una delle ultime e, soprattutto, uscivo da un anno senza internet a casa. Un anno fatto di me e il mio Nokia del 2009. ❤

Ricordo molto bene l’emozione di accendere l’I phone 5 e capire che avevo ragione: non ero assolutamente in grado di usarlo. Ma ero comunque entusiasta per due motivi:

  • potevo finalmente scaricarmi l’app di Paolo Fox e fare colazione con lui tutte le mattine;
  • finalmente avevo una macchina fotografica sempre con me.

Ancora ora almeno il 60% delle cose che puoi fare con un I Phone mi è totalmente ignoto: ma che me frega, HO INSTAGRAM!

Instagram è assolutamente il mio social network preferito per svariati motivi, due su tutti: i vip e l’autocelebrazione di se stessi.

Però una volta scaricata l’app capisci che non basta avere Instagram, mo’ che fotografo??

E’ tutto un lavoro di introspezione in se stessi per capire a quale branchia suprema appartieni

INSTAFEET

Foto di piedi al mare, foto di piedi con lo smalto, insomma foto di piedi.

No, non fa per me. Io porto il 41 e il mio piede in foto non è che fa un figurone.

In più, diciamolo, a me i piedi degli altri danno noia dal vivo, figurati in foto.

INSTAHOLIDAYS

Sarebbe così cool fotografare le mie mezze cosce fino al ginocchio con all’orizzonte il mare……

Ma fino a quando non apriranno la pagina Facebook “Prosciutti crudi di Parma che si fanno le foto in vacanza” mi sa che sono fuori target.

INSTAMOM

Non ho figli.

INSTALOVE

Sono zitella

INSTAFOOD

Cucino male e impiatto de merda.

E se ho del cibo bello nel piatto lo magno.

INSTAWEATHER

Sono troppo arida nei sentimenti per fermarmi a fotografare il cielo, il mare, un tramonto, una nuvola, la neve, una pozzanghera, un arcobaleno, il sole, le montagne…….guarda la c’è un gelataio.

INSTASELFIE

Ahhhhhhh questa è mia. Perché, vanitosa o non vanitosa, la figata di Instagram sono i filtri…

Sei un po’ in ombra? Filtro Valencia.

Sei poco truccata? Bianco e nero

Brufolo enorme a bordo viso? Metti fuori fuoco

Ecco finalmente potrò bombardare di selfie gli altri e recuperare punti da quelle foto di me a ballare a Torino in cui ho la faccia deformata, e i brufoli, e i capelli di merda, e il mascara e la matita colati fino alle ginocchia, e il rossetto sui denti……

Solo che la maggioranza dei selfie poi non la condivido su Facebook o su Twitter per pudore e quindi tutto sto sforzo di tecnologia va sprecato.

E niente, mi piacciono tanto i selfie ma manco questa è proprio la categoria fatta apposta per me….

Stavo per sospirare sconsolata alla finestra quando….

INSTACAT

Fiuuuu, non sono un’outsider, anche io posso dare il massimo in una categoria.

D’altra parte non ho figli da fotografare ogni tot secondi, non ho un fidanzato con cui fare foto con sorrisi enormi ogni volta che ci spostiamo di 20 km da casa, a lavoro il monitor del mio pc è sempre quello da anni ed anche stasera mangerò un surgelato bruciato da un lato.

Ma diamine: Miss America (la mia gatta) è proprio un amore!!!

Guarda che carina quando dorme, guarda che musetto mentre mi spia fare pipì, oddio ma quanto fa ridere quel video in cui chiede da mangiare e guarda che occhi terrorizzati se ce l’ha in braccio mia madre.

Oh, Missy, guarda quanti like!!!!

Ora che ho la mia categoria madre mi sento serena e libera di fare foto al mio tesorino concedendomi per di più la libertà di introdurmi in tutte la altre categorie adatte a noi provetti non fotografi.

Ovviamente se uno è sereno c’è sempre un altro che deve sfracassare le palle: il gruppo dei “Avete rotto il cazzo con ste foto dei gatti, avete rotto il cazzo con ste foto della neve, avete rotto il cazzo….”

E come disse un giorno mia madre a mio fratello: “Se ti sei rotto il cazzo, incollalo”

#selfie #picoftheday #instacat #foodporno #cuties #love #stocazzo

David vs Don Antonio 0 – 1

3 Feb

Ieri sera, dopo aver scroccato cena a mammà, sono tornata a casa convinta che la mia domenica sarebbe finita in un preciso modo: con “Il Boss delle Cerimonie”.

Ma ecco l’imprevisto, ecco il dilemma:

DAVID LYNCH A” CHE TEMPO CHE FA”

Dato il mio grande amore per il cinema e complice, purtroppo, la tristezza per la morte di Philip Seymour Hoffman non ho dubbi: scelgo David.

Don Antonio, che ormai è amico sia mio che della mia gatta, capirà.

Poi per una volta, Valina, puoi anche far finta di essere intellettuale, che così avrai qualcosa di cui parlare con la gente in un futuro prossimo.

Ok, metto Rai Tre.

Va beh c’è Verdone: non lo amo, ma a me alla fine fa pensare alla Sora Lella e mi viene da ridere un po’; mi viene anche voglia di mangiarmi la pasta alla gricia. Mi distraggo pensando al cibo e Verdone se ne va

Poi arriva la Litizzetto che con la storia delle scoregge mi fa capottare dal ridere.

(Ora tenete presente che sto studiando da mesi, stamattina avevo un esame e non vedo persone che non siano miei consanguinei da parecchio. La Litizzetto mi fa spesso ridere, ma probabilmente riderei anche per I Soliti Idioti).

Poi finalmente lo annunciano.

Eccolo.

Il mio primo pensiero è:

“Urca, che bell’uomo!” e gli guardo i capelli per infiniti istanti.

davidino

Bene, si accomoda.

Poi accade una cosa che ancora adesso non mi spiego: entra Verdone.

Ma che sono amici? Ma davvero devo guardare Verdone che intervista Lynch?? (con tutto il rispetto eh).

Lynch fa subito una battuta sulle scoregge di Verdone che io, che sono una capra, ho trovato bellissima.

La prima domanda la capisco: Lynch spiega un quadro di Magritte che lo rappresenta (e come vedi il quadro pensi che è perfetto per Lynch), nominano Hopper (che conosco, anche perché una mia amica ha un suo quadro come screensaver del pc), parlano della bellezza.

Poi niente: Verdone lo paragona a Bacon e Davidino risponde “No, non mi sento il Francis Bacon della cinematografia”.

Per me, da li, è andato tutto in vacca.

Il discorso ha poi virato su cose astratte, cose profonde, cose complesse.

Io sono finita nel mio mondo di Mini Pony a pensare a David Lynch che mi spiega come si fa i capelli, quanto tempo gli dedica, se si fa fare quel trattamento che si fanno le madame di qua per non avere i capelli bianchi che tendono al giallo. E poi mi parla del perché Killer Bob aveva sti capelli li, perché nei suoi film c’è sempre una bionda che è un po’ vittima e un po’ no e soprattutto sta per dirmi cosa c’è nella scatolina di Mulholland Drive…..

Ma entra un video proiettore, di quelli modello università lezione di matematica.

Ok, torno alla realtà.

Inizia a tirare righe e scrivere robe e nel giro di 10 secondi mi sono già persa, e ciao core, ciao David.

Ora, io non do la colpa a David Lynch, lui resta un genio.

Ma un ospite così, che ti fa un’intervista così complessa, diamine lo devi relegare a mezz’ora in un format non adeguato e, per di più, affiancargli Verdone?? Perché?

Uno poi si perde, non capisce, non è pronto e si distrae.

Infatti, alle 22.25 ho schiacciato i tasti 3 e 1 del telecomando e Don Antonio con le braccia aperte mi ha accolto nel mondo del taffetà e dei fuochi d’artificio.

E, dopo il momento della sfazzolettata, io, la gatta e Don Antonio siamo tornati di nuovo i best friend della domenica sera.

Tutto è bene ciò che finisce bene.